Per la prima volta in
Italia un libro che rende giustizia all’affascinante e dirimente storia dei
reparti marittimi dell’esercito ottomano. Benché provenienti storicamente dalle
steppe dell’Asia Minore, i discendenti di Osman furono spinti da un’insaziabile
volontà di conquista che li portò ben presto a capire che una flotta potente
sarebbe stata imprescindibile. Mehmet I (sultano dell'Impero ottomano dal 1413
al 1421) fu il primo a disporre di una flotta tutta sua e non di mercenari
prezzolati, anche se oltre ai marinai turchi in essa militavano i più esperti
marinai greci e genovesi. Le nostre repubbliche marinare, Genova e Venezia in
particolare, avevano infatti forti interessi nell’area, vere e proprie colonie
e aree di influenza che agevolavano i commerci con e tramite il Levante.
Qualsiasi cosa avesse a che fare con la marina era di loro competenza… Ma fu la
flotta di Mehmet II a passare alla storia. Le sue navi (in ordine di grandezza
caicchi, fuste, galeotte e galee) furono uno degli elementi strategici più
importanti nella caduta di Costantinopoli (1453) che segnò la fine dell’Impero
Romano d’Oriente. Come annunciava una profezia, il conquistatore, Fatih, (come
poi venne chiamato il sultano), adottò lo stratagemma chiamato galeas per
montes, probabilmente suggeritogli da un italiano che ricordava la tecnica
usata per il salvataggio della città di Brescia durante la guerra di Lombardia,
che vide i bresciani contrapposti a Filippo Maria Visconti di Milano nel 1439. In
buona sostanza, con l’avallo della colonia genovese di stanza a Galata, attuale
cuore di Istanbul, una parte delle fruste del sultano furono fatte passare via
terra e poi calate nel Corno d’Oro!
“Alle prime luci del 22
aprile una scena agghiacciante, ai confini del surreale, si presentò agli occhi
dei bizantini e degli alleati latini. La prima di circa settanta imbarcazioni,
trascinata su rulli ma armata di tutto punto, con tutta la sua ciurma ai
banchi, i remi che vogavano ritmicamente nell’aria, i vessilli a riva (e forse
le vele spiegate!), apparve in cima ai declivi che, una volta scollinati,
conducevano al Corno d’Oro; ad accompagnare il tutto era un frastuono di
tamburi, di timpani e di grida di guerra.” Le vicende della marina ottomana
arrivano fino alla caduta dell’Impero, l’esercito del sultano si scontrò nei
secoli con una folta varietà di popolazioni differenti: non solo bizantini e
genovesi, ma anche persiani, russi, nordafricani e italiani, ma se c’è una
battaglia che meglio rappresenta lo scontro tra potenti e determinati reparti navali
fu la battaglia di Lepanto, per il controllo della strategica (e ancora
contesa) isola di Cipro. Uno scontro epico, che vide contrapporsi almeno
100.000 uomini, contando gli schiavi che muovevano i remi. La caduta di
Famagosta (e di tutta Cipro, nel 1571), dove Marcantonio Bragadin resisteva
all’assedio di Selim II, fu una svolta epocale per gli assetti di potere nel
Mediterraneo: segno che l’unione tra
spagnoli, genovesi, papato e veneti (unitisi nella coalizione denominata Lega
santa) non sarebbe stata più sufficiente per arginare le ambizioni ottomane e
di lì a poco se ne ebbe la dimostrazione. Certo in quell’ “accozzaglia
indecifrabile di legni e di relitti, di cadaveri e d’umanità urlante; il tutto
avvolto in una perenne cortina di fumo, alimentata dalle detonazioni a catena e
dagli scafi affumicati dalle pignatte, dalle trombe incendiarie e dalle
santabarbare esplose” gli ottomani ebbero la peggio. Si conta che furono circa
50.000 i morti tra gli ottomani, mentre nelle file della controparte ci furono
“solo” 9000 perdite. Questi e altri gli scontri che Cianci racconta con la
precisione dello storico e la verve del grande narratore, per un militaria
divertente, dedicato a chi vuole approfondire la storia dell’Impero Ottomano.
Magari rimirando il mare…
Bruno Cianci è
giornalista professionista e storico. Ha collaborato con oltre cinquanta
testate italiane e internazionali tra cui BBC History, Focus Storia, Rivista
Marittima, Arte Navale e Boat International. Residente a Istanbul dal 2008,
lavora come consulente per conto del museo Rahmi M. Koç ed è autore di vari
libri di nautica pubblicati con Rizzoli , White Star e Marina Militare.
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