“La situazione che i
popoli indigeni affrontano oggi non è altro che un nuovo requierimento. Si
chiede loro di abbandonare la propria integrità culturale e di cessare di
esistere come popoli autonomi, oppure di sopportare le discriminazioni, i
tormenti e le privazioni che gli sono inflitti proprio perché essi sono popoli
autonomi”. “A Pine Ridge, in Sud Dakota, e nella riserva dei Tohono O’odham, in
Arizona, l’indice di povertà è cinque volte superiore alla media nazionale. Il
tasso di suicidi tra i giovani indiani fra i 15 e i 24 anni è superiore del 200
percento al tasso nazionale per la stessa fascia d’età”. Oggi, trascorsi più di
500 anni dall’inizio della conquista e 125 dall’ultimo grande massacro
d’indiani a Wounded Knee, loro, i Native Americans, sono ancora fra noi e
continuano a rivendicare le terre rubate e la propria dignità di popoli
sovrani.
Una storia che inizia
con Colombo, oggi erroneamente commemorato, e si conclude con gli impegni di
Obama per un avvicinamento politico agli
abitanti delle riserve. Un libro completissimo di mappe e dati statistici, per
storicizzare da un lato e fare il punto della situazione dall'altro, sul
rapporto tra occupanti e occupati, negli USA.
Massimiliano Galanti da
circa trent’anni si occupa di diritti dei popoli indigeni. Dal 1995 è membro
del Comitato direttivo dell’associazione Il Cerchio (Coordinamento nazionale di
sostegno ai nativi americani). In questa veste ha partecipato, a Ginevra, nei
mesi di luglio 2000 e 2001, ai lavori del Working Group on Indigenous
Populations, organismo consultivo delle Nazioni Unite. Partecipa al Comitato 11
Ottobre, che ha promosso una campagna per l’istituzione di una Giornata della
memoria del genocidio dei popoli indigeni e per chiedere al Parlamento italiano
di ratificare la Convenzione 169.
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