Estratto della prefazione al
libro di Alessandro La Porta:
‘Il libro rappresenta ancora oggi un punto fermo nella tradizione
biobibliografica giuseppina, che ha avuto di secolo in secolo i suoi campioni.
Questo ne giustifica la riproposizione al pubblico più moderno e spregiudicato
attraverso la ristampa fotomeccanica, l’unica affidabile quando si voglia
restituire l’autentica voce dell’autore, a distanza di poco più di 150 anni. La Vita di San Giuseppe da
Copertino terminata e data alle stampe nel 1851 tocca troppo da vicino il cuore
dell’autore ed è infatti partecipata e, si direbbe, sofferta ad ogni pagina,
quasi come un’autobiografia ). La compartecipazione del Santo è auspicata,
quasi pretesa, e la giustificazione dell’operazione culturale, apparentemente
inutile dopo una lunga serie di biografie tra cui primeggiano quelle di Nuti,
Bernino, Pastrovicchi (si vedano le pagine Al pio lettore), E’ nella simbiosi
con lui, nell’apparentamento di due vite quasi parallele, almeno nelle prove.
La tragedia di Giuseppe Desa si dipana nel segno dell’imitazione di Cristo, e
nel segno del suo nume tutelare Giuseppe va intesa l’esperienza personale di
Montanari. D’altra parte l’imitazione dell’inimitabile è quanto mai evidente a
proposito dei rapimenti, dei voli, delle mancanze del copertinese, a confronto
dei quali ciascuno si perde, entra in crisi, resta confuso: non vi è qui
spiegazione logica che regga tranne un credo incondizionato, e la particolarità
del misticismo di San Giuseppe (ma solo per la mentalit? occidentale). Il
problema principale di questa vita controcorrente è affrontato e risolto nel
grande oceano della fede, cui Montanari si abbandona al seguito del suo santo?
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