Personaggio fra i più enigmatici e affascinanti del XX
secolo, Fulcanelli – chiunque si nasconda dietro a questo pseudonimo,
soprannome o gioco di parole – è stato l’ultimo grande alchimista di cui
abbiamo avuto notizia.
Ci ha lasciato solamente due opere pubblicate, redatte dal
fedele discepolo Eugène Canseliet (Le dimore filosofali e Il mistero delle
cattedrali), e lo stralcio – una semplice sinossi – di un terzo libro, mai dato
alle stampe, il Finis Gloriae Mundi, un’opera conclusiva che rivelerebbe alcune
inquietanti scoperte che legano indissolubilmente il mondo degli antichi
alchimisti a quello dei fisici nucleari, responsabili di aver permesso
all’umanità il controllo sull’energia atomica.
Aiutato nel suo anonimato da Canseliet, che non ne svelerà
mai l’identità ma tenderà invece a confondere le acque, e dall’illustratore
Julien Champagne, che, deceduto nel 1932, porterà con sé il segreto del
Maestro, Fulcanelli realizzò la
Grande Opera alchimistica già nel 1922, per eclissarsi e
scomparire negli anni successivi, fino a far perdere le proprie tracce… o
quasi.
Patrick Rivière torna a occuparsene portando prove e
documenti che possono chiarire definitivamente il mistero. Attraverso una
ricerca sistematica, brillante ed esaustiva, confuta i tanti che hanno tentato
di screditarlo, e arriva a formulare una convincente ipotesi riguardo al suo
vero nome.
Patrick Rivière, storico delle religioni e dei miti,
filosofo, ex ricercatore universitario, ha pubblicato circa venti libri ed è
diventato un vero e proprio esperto di alchimia e di medicina ermetica. Dirige
l’Istituto di Studi Alchemici Spagy-Nature (Philosophi per Ignem), presso il
quale organizza degli stage formativi in laboratorio.
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