La fine del mondo è stata annunciata più   volte: tutti - per citare l'esempio più famoso - abbiamo certamente   presenti le ansie millenaristiche suscitate dal celebre "Mille non più   Mille" che riempì di terrore i popoli per poi rivelarsi una bolla di   sapone. Non essendo il mondo finito nell'anno 1000, si pensò che lo   sarebbe stato nel 1033, millesimo anniversario della morte del Signore.   Ci furono carestie e disordini vari, ma il mondo non finì. In tempi a   noi vicinissimi abbiamo avuto la scadenza dell'anno 2000 che ha   suscitato altri - seppure assai più pacati - timori. Passato senza   eccessivo danno il 2000, ecco incombere il 2012, che secondo il   calendario Maya dovrebbe segnare la fine dei tempi. E se scamperemo   quello, sarà presto in agguato il 2033 (gli anni del Signore più   duemila), preannunciato come fine del mondo nel libro Le profezie di   Papa Giovanni di Pier Carpi. Possiamo dar credito? Dobbiamo   preoccuparci? Le varie Apocalissi finora annunciate non si sono   fortunatamente rivelate veritiere. Che pensare allora del 2012? Una   minaccia, un monito, un avvertimento? Forse il simbolo - uno dei tanti -   delle paure ricorrenti dell'umanità? 

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