Il nazionalsocialismo è probabilmente  uno dei frutti più incredibilmente  malsani e devastanti che la nostra  specie abbia mai concepito nella sua  storia. Poche degenerazioni della  politica umana hanno condotto un così  vasto numero di persone alla  morte, alla fame, al disastro. Ancora oggi  nel nostro continente  paghiamo le conseguenze per eventi accaduti  sessanta anni fa. Il  nazionalsocialismo e, nella fattispecie, la storia  degli oscuri  personaggi che sono gravitati attorno alla figura di Adolf  Hitler,  hanno da sempre richiamato l’attenzione degli storici e degli   storyteller, raccontatori di storie per immagini e scrittura. La   bibliografia è sterminata, tra gli esempi più conosciuti sono da   annoverare gli autori che hanno trattato quel periodo affidandosi alla   tecnica dell’ucronia, ovvero costruendo mondi paralleli in cui la   Germania Nazista (per fare un solo esempio) ha vinto la Seconda Guerra   Mondiale e ha esteso il suo dominio sul mondo, oppure non ha trovato un   ostacolo efficace negli Stati Uniti D’America. Tre titoli su tutti per   chi volesse approfondire: “La svastica sul sole”, di Philip K. Dick,  “Il  complotto contro l’America”, di Philip Roth, “Fatherland” di Robert   Harris. Di recente, in Italia, due autori hanno affrontato quel  periodo  storico con ottimi esiti di scrittura. Giuseppe Genna, con il  suo  “Hitler”, ha scritto il primo vero romanzo sulla vita del dittatore  del  nazionalsocialismo; Enrico Brizzi, con “L’inattesa piega degli  eventi” e  “La nostra guerra”, ha calato il suo sguardo su un’ucronia  italica,  cioè fascista. L’opera “Corpo mistico” di Stefano Donno viene  oggi pubblicata per i  tipi di LAB di Giulio Perrone editore (collana  “Gli Ulivi” diretta da  Teresa Romano), una serie fortunata che conta al  suo attivo più di  centoventi titoli.
“Corpo  Mistico” è un romanzo che si inserisce in una tradizione breve  (nel  tempo) eppure così ricca, ricavando un percorso originale e   approfondendo una delle tematiche forse più oscure e radicali insite in   quel movimento così terribile come il nazionalsocialismo, ovvero sia   l’esoterismo e la magia. Anziché affidarsi allo stratagemma   dell’ucronia, l’autore presenta due documenti storici, il diario di   Padre Karl Von Liebenfels e l’epistolario del fratello con lo stesso,   corredando il romanzo con un testo redatto dal ricercatore che per primo   ha reso possibile la divulgazione di questi documenti così  eccezionali.
Stefano Donno si  occupa quindi della redazione e della cura di queste  carte  sconvolgenti, contenenti i pensieri di Von Liebenfels, un uomo   attraversato da un profondo turbamento spirituale, condotto da dubbi   profondi circa lo stato della sua fede religiosa, al contrasto con le   istituzioni che lo circondano. La mancanza di fiducia nelle persone che   dovrebbero essergli di supporto si unisce allo sconforto derivante dal   non trovare negli altri lo stesso rigore morale e lo stesso ardore  nella  ricerca di un equilibrio spirituale limpido. La differenza tra un   baratro di oscurità e un buco nero sta nel fatto che mentre il primo  può  essere illuminato dalla luce, la forza di attrazione del secondo è  così  terribile da risucchiare la luce stessa. L’animo di Von  Liebenfels,  come un oggetto stellare perduto, nel corso degli anni  prende una  direzione autonoma, scevra dal mondo, fino a incontrarsi con  qualcosa di  ancora più temibile e tremendo. Il fratello infatti è un  collaboratore  di Himmler, comandante delle SS e poi Ministro  dell’Interno del Reich.  Il progetto di cui si occupa Jorg Lanz Von  Liebenfels coniuga il nazismo  magico e esoterico agli studi per il  superuomo e la costruzione di  un’umanità ideale, composta da  supersoldati capaci di comunicare  attraverso il pensiero, compiere  prodigi, levitare e occupare più luoghi  contemporaneamente. Si possono  immaginare quelli che saranno gli esiti  di tali studi, soprattutto se  confortati dalla reclusione in un castello  fatto costruire secondo i  dettami delle antiche culture celtiche al  quale si aggiunge la figura  di un guru, anch’egli realmente esistito,  Gopi Yogananda, che inizierà  il gruppo di prescelti alle tecniche di  meditazione necessarie per il  raggiungimento di tali stati della mente e  del corpo. C’è un momento  del romanzo in cui tutte queste forze  confluiranno in esiti fuori  dell’ordinario. L’autore, nei momenti  cruciali, quasi come un regista  noir, affida alle nostre capacità di  immaginazione e deduzione il  compito di desumere il quadro complessivo  dalla somma dei particolari,  facendo così affiorare nel lettore quel  sentimento del ‘tremendo’ così  caro ai romanzi gotici di fine ottocento.
La  figura, realmente esistita, a cui si ispira il protagonista del   romanzo, è quella di Adolf Lanz (Lanz von Liebenfels), monaco austriaco e   fondatore della confraternita estremista di destra Ostara, influenzato   dall’esoterismo e della cultura indiana. Adolf Lanz fondò un suo   movimento religioso e, nel 1921, si trasferì a Monaco per estendere la   sua ‘predicazione’. Fu proprio lì che venne a contatto con Adolf Hitler e   con il nucleo del costituendo Partito Nazionalsocialista dei   Lavoratori, che adottò i principi di Ostara, nella necessità di   ricollegare la propria fondazione a un credo ancestrale e ‘radicale’,   che trovasse riferimenti nella storia del popolo germanico.
Stefano  Donno, in “Corpo mistico”, presenta al lettore un filo rosso che  lega i  diversi tasselli di una storia che giunge fino ai giorni nostri,   tramite una serie di allusioni e rimandi espliciti a eventi storici e   personaggi realmente accaduti. Allo stesso modo con cui il Dracula di   Bram Stoker restituisce una figura storica tramite testimonianze   collaterali, in “Corpo Mistico” leggiamo di fatti realmente accaduti e   documentabili, coi quali possiamo costruire una ‘nostra’ storia.
Ciò  di cui dispone il lettore, al termine del romanzo, è un preludio a   qualcosa di terribile che sta per accadere, un evento e una serie di   rivelazioni che sovvertiranno il nostro modo di concepire la realtà e il   rapporto psico-fisico tra gli umani. L’equilibrio di questa scrittura   sta tutto nel costruire una dimensione parallela e ineffabile,   coesistente alla storia e perfettamente plausibile, inscrivendosi in un   solco già tracciato da autori della stessa generazione, oltre ai già   citati Genna e Brizzi viene in mente Simone Sarasso, giovane autore   edito da Marsilio, che ha approfondito con la stessa acribia e   invenzione gli Anni di Piombo; una precisazione dovuta per fugare ogni   dubbio critico dinanzi a tematiche revisioniste, cui “Corpo Mistico” non   rischia di afferire, data la dichiarata natura di   fiction-storico-documentale. Dopo la recente pubblicazione di “Dermica   per versi” (Lietocolle) – già conferma di un personale percorso poetico –   Stefano Donno ci dimostra di essere un affabulatore capace di   scandagliare con compiutezza i turbamenti dell’animo umano. (Intervento  di Luciano Pagano)

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