Aspirazioni e delusioni, coraggio
critico, impegno in difesa dei valori evangelici più genuini – come in tanti
teologi contemporanei (da Hans Küng a Vito Mancuso) – in un romanzo avvincente
che si tinge di giallo.
La Chiesa cattolica,
profeticamente collocata in un domani non molto lontano, si appresta a
rinnovarsi per accogliere tutti i cristiani del mondo in una semplificazione
teologica che la renda universalmente accetta. Siamo così alla vigilia del
Concilio Vaticano III, voluto dal nuovo papa – un convinto “giovanneo”
sudamericano – per attuare la riconciliazione dei credenti; grande è
l’avversione della maggior parte dei curiali che, in difesa della tradizione e
dei propri privilegi, non disdegnano di ricorrere al complotto pur di evitare
che, in nome dell’ecumenismo, la
Chiesa di Roma rinunci alla propria ricchezza e al
plurisecolare patrimonio teologico che la caratterizza.
La storia ha inizio con
l’assassinio di un novizio nell’Abbazia del Santo sul Colleprato, dove è ospite
da alcuni anni un noto economista, ex professore di Oxford fattosi monaco,
personaggio centrale dell’intera vicenda. Chiamato segretamente in Vaticano, è
lui (in qualità di “curatore”) ad informare il papa della vera natura dei fondi
dello IOR suggerendogli come liberarsi di una istituzione implicata in
operazioni finanziarie spesso contrastanti con i principi evangelici. Si
giungerà così alla tanto attesa convocazione dell’ultimo concilio della Chiesa
cattolica, primo di una universale Chiesa di Cristo ispirata ai valori
originari.
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