domenica 28 giugno 2015

CERIMONIA DI CONSACRAZIONE DEI CAVALIERI DI ARCADIA OGGI 28 GIUGNO 2015 A S. FRANCESCO DELLA SCARPA A LECCE

Arcadia Lecce, Provincia di Lecce, con il patrocinio morale dell’Augusta Imperiale Real Casa Tiberio Dobrynia di Russia di Roma-Byzantium e d'Aragona di Sicilia Retta da S.A.R.I. Principe Don Antonio Tiberio Dobrynia Dimitrijevich di Russia, presentano oggi domenica 28 giugno 2015 ore 18,00 presso Chiesetta San Francesco della Scarpa via Cairoli (ex Convitto Palmieri) la CERIMONIA DI CONSACRAZIONE DEI CAVALIERI DI ARCADIA.  “Muore un Uomo, Sorge un Cavaliere”. Dopo un lungo percorso di studio, attraverso l’apprendimento di vari Principi e Tradizioni, dopo aver intrapreso un cammino iniziatico e avendo compreso i vari Simboli e la loro valenza e potenza Esoterica, i Cavalieri di Arcadia  compiono il giuramento pubblico dinanzi alla comunità: dopo di ciò saranno Consacrati Cavalieri di Arcadia. Nella Cerimonia pubblica affronteranno quattro prove, che racchiudono il risultato del loro percorso di ricerca, la loro scelta, la loro volontà di essere UOMINI DIVERSI, uomini e donne in grado di migliorare chi sta loro  intorno. “Arcadia non NOMINA e non VESTE Cavalieri – dichiara il Gran Maestro di Arcadia, Dr. Valentino Zanzarella -  Arcadia li CREA. Creiamo uomini e donne che INDOSSANDO i Principi e AGENDO con uno Spirito Iniziatico, vivono in una società Moderna, pur non essendone parte.  Arcadia quale istituzione Iniziatica, una volta addestrati, ritemprati, e aperto gli occhi dei novizi, accompagna gli Iniziandi alla simbolica soglia del Giardino, dove da quel momento in poi essi saranno in grado di scegliere e percorrere il loro sentiero. Noi non Attribuiamo TITOLI o ONOREFICENZE, in rispetto della Legge Italiana (legge 3 marzo 1951, n. 178), ARCADIA consacra (unisce al Sacro, rende  Sacro come riporta il Diz. Treccani).  Si tratta di uomini e donne che faranno della loro vita non un titolo onorifico, ma un EMBLEMA distintivo di Fratellanza, di Impegno Civile e Sociale ma ancor più di continua Evoluzione verso il Giusto e il Vero. Faranno della loro vita uno strumento di Eccellenza Morale, Spirituale, Culturale, questi sono i Cavalieri di Arcadia.”
Oggi domenica 28 Giugno 2015 ore 18,00 presso la Chiesetta San Francesco della Scarpa in via Cairoli (ex Convitto Palmieri) ci sarà un momento in cui quel sottile fil rouge, rappresentato dall’Esoterismo e dalla Sacralità, riaffiorerà nelle prove che affronteranno i Novizi, per poi reimmergersi nel fiume sotterraneo della conoscenza, e riaffiorare  di nuovo nel momento in cui nuovi uomini e donne di accosteranno a dissetarsi dalla fonte della Tradizione Perenne.
I novizi che diventeranno cavalieri sono: Orlando Gentile, Leonarda Capasa, Agostino Palmisano,  Filomena Pucci, Oxana Petrova, Alberti Emiliano, Mariana Cecilia Molina Del Castillo

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martedì 23 giugno 2015

Ordo Equestris Templi Arcadia

Ordo Equestris Templi Arcadia

Il romanzo di Matilda. Vita e lutti, amori e lotte, caduta e riscatto, violenze e passioni della Grancontessa Matilde di Canossa. Elisa "Eliselle" Guidelli firma questo splendido romanzo per (Meridiano Zero edizioni). Dal 6 luglio 2015 in libreria



Non serve che un romanzo sia fantasy per racchiudere campagne militari, storie d'amore tormentate e piccanti, indovine che predicono il futuro e giochi di potere tra nobili che abitano in rocche e alti castelli. Tutto quello che leggerete nella vita romanzata di Matilde di Canossa è frutto di meticolose ricerche durate più di un decennio. I fatti sono realmente successi: da un lato un raro esempio di quella storia delle donne che spesso è disertata nel nostro Paese, dall'altro un romanzo vivace e avvincente, che si giova della leggerezza della buona scrittura. A Matilde di Canossa sono dedicate ogni anno manifestazioni (esempio la Festa della storia proposta dall’Alma Mater verterà proprio sulla figura di Matilde, quest’anno) e nuovi studi (ricordiamo di Odoya Matilde di Canossa di Eugenio Riversi, Università di Bonn). Quest’anno in particolare ricorre il IX centenario della morte.
Elisa, già nota come Eliselle e autrice di fortunati chick lit per Sperling & Kupfer, veste nuovamente i panni della laureata in Storia Medievale e dedica all’antica signora delle sue terre (Elisa è libraia a Sassuolo) questo ritratto scritto con maestria e dalla piacevolissima lettura.

Matilde di Canossa (1046-1115) è uno dei personaggi più affascinanti del Medioevo europeo. Contessa di un vasto territorio cuscinetto tra Lazio e Garda, ago della bilancia tra Papato e Impero, entra nell’epocale scontro giocandovi un ruolo dapprima di pacificatrice, poi di aperta sostenitrice della riforma ecclesiastica.

Sempre pronta, in nome dei propri ideali e delle promesse fatte soprattutto a se stessa, a mettere in gioco poteri e dominio. Intere città le si ribellarono tacciandola di tradimento nei confronti dell’imperatore Enrico IV, suo odioso cugino ed eterno nemico che tentò per una vita intera di punire il suo animo ribelle e sottometterne il provocante corpo di femmina. Per non parlare delle spietate maldicenze sulla peccaminosa “puttana” di Gregorio VII, amatissimo pontefice sotto i cui paramenti ufficiali lei fu sempre in grado di scorgere le umili vesti del monaco e le virili qualità dell’uomo. Accorta protagonista politica, contro le sue lucide intuizioni gioca il suo essere donna: seil diritto longobardo le assicura l’ereditarietà dei domìni, Matilde in più di un frangente della sua lunga e perigliosa vita è costretta dalle circostanze a unirsi in matrimonio con una figura maschile che agli occhi del mondo garantisca per lei. Da ciò due sposalizi destinati al fallimento, il primo con un uomo repellente, il secondo con un impotente ragazzino di cui potrebbe essere madre. Da ciò, infine, la resa al nuovo imperatore Enrico V, disposto a riconcederle il dominio canossano soltanto in cambio della nomina a suo erede. Solo alla fine della sua esistenza terrena Matilde potrà dedicarsi anima e corpo alla preghiera e alla meditazione. Il suo ricordo, immortalato dal monaco Donizone, è ravvivato da tutta una serie di leggende colte e popolari diffusesi dal basso Medioevo sino ai giorni nostri. Ripercorrere narrativamente la sua eccezionale vita diviene così preziosa occasione per aprire una luminosa finestra su di un periodo epico e cruciale della nostra Storia.

Elisa Guidelli è laureata in Storia Medievale e lavora come libraia. Già autrice del romanzo storico Francigena – Novellario a.D. 1107, ha al suo attivo, con lo pseudonimo Eliselle, numerosi romanzi tra cui: Nel paese delle ragazze suicide, Ecstasy love, Fidanzato in affitto, Le avventure di una Kitty addicted, il noir La fame e la commedia agrodolce Amori a tempo determinato (Sperling & Kupfer). È uscita inoltre con la guida Centouno modi per diventare bella, milionaria e stronza (Newton Compton).

venerdì 12 giugno 2015

Le navi della Mezzaluna. La Marina dell'Impero Ottomano (1299-1923) di Bruno Cianci. Prefazione Contrammiraglio Paolo Bembo (Odoya). Dal 2 luglio in libreria



Per la prima volta in Italia un libro che rende giustizia all’affascinante e dirimente storia dei reparti marittimi dell’esercito ottomano. Benché provenienti storicamente dalle steppe dell’Asia Minore, i discendenti di Osman furono spinti da un’insaziabile volontà di conquista che li portò ben presto a capire che una flotta potente sarebbe stata imprescindibile. Mehmet I (sultano dell'Impero ottomano dal 1413 al 1421) fu il primo a disporre di una flotta tutta sua e non di mercenari prezzolati, anche se oltre ai marinai turchi in essa militavano i più esperti marinai greci e genovesi. Le nostre repubbliche marinare, Genova e Venezia in particolare, avevano infatti forti interessi nell’area, vere e proprie colonie e aree di influenza che agevolavano i commerci con e tramite il Levante. Qualsiasi cosa avesse a che fare con la marina era di loro competenza… Ma fu la flotta di Mehmet II a passare alla storia. Le sue navi (in ordine di grandezza caicchi, fuste, galeotte e galee) furono uno degli elementi strategici più importanti nella caduta di Costantinopoli (1453) che segnò la fine dell’Impero Romano d’Oriente. Come annunciava una profezia, il conquistatore, Fatih, (come poi venne chiamato il sultano), adottò lo stratagemma chiamato galeas per montes, probabilmente suggeritogli da un italiano che ricordava la tecnica usata per il salvataggio della città di Brescia durante la guerra di Lombardia, che vide i bresciani contrapposti a Filippo Maria Visconti di Milano nel 1439. In buona sostanza, con l’avallo della colonia genovese di stanza a Galata, attuale cuore di Istanbul, una parte delle fruste del sultano furono fatte passare via terra e poi calate nel Corno d’Oro!
“Alle prime luci del 22 aprile una scena agghiacciante, ai confini del surreale, si presentò agli occhi dei bizantini e degli alleati latini. La prima di circa settanta imbarcazioni, trascinata su rulli ma armata di tutto punto, con tutta la sua ciurma ai banchi, i remi che vogavano ritmicamente nell’aria, i vessilli a riva (e forse le vele spiegate!), apparve in cima ai declivi che, una volta scollinati, conducevano al Corno d’Oro; ad accompagnare il tutto era un frastuono di tamburi, di timpani e di grida di guerra.” Le vicende della marina ottomana arrivano fino alla caduta dell’Impero, l’esercito del sultano si scontrò nei secoli con una folta varietà di popolazioni differenti: non solo bizantini e genovesi, ma anche persiani, russi, nordafricani e italiani, ma se c’è una battaglia che meglio rappresenta lo scontro tra potenti e determinati reparti navali fu la battaglia di Lepanto, per il controllo della strategica (e ancora contesa) isola di Cipro. Uno scontro epico, che vide contrapporsi almeno 100.000 uomini, contando gli schiavi che muovevano i remi. La caduta di Famagosta (e di tutta Cipro, nel 1571), dove Marcantonio Bragadin resisteva all’assedio di Selim II, fu una svolta epocale per gli assetti di potere nel Mediterraneo: segno che l’unione  tra spagnoli, genovesi, papato e veneti (unitisi nella coalizione denominata Lega santa) non sarebbe stata più sufficiente per arginare le ambizioni ottomane e di lì a poco se ne ebbe la dimostrazione. Certo in quell’ “accozzaglia indecifrabile di legni e di relitti, di cadaveri e d’umanità urlante; il tutto avvolto in una perenne cortina di fumo, alimentata dalle detonazioni a catena e dagli scafi affumicati dalle pignatte, dalle trombe incendiarie e dalle santabarbare esplose” gli ottomani ebbero la peggio. Si conta che furono circa 50.000 i morti tra gli ottomani, mentre nelle file della controparte ci furono “solo” 9000 perdite. Questi e altri gli scontri che Cianci racconta con la precisione dello storico e la verve del grande narratore, per un militaria divertente, dedicato a chi vuole approfondire la storia dell’Impero Ottomano. Magari rimirando il mare…

Bruno Cianci è giornalista professionista e storico. Ha collaborato con oltre cinquanta testate italiane e internazionali tra cui BBC History, Focus Storia, Rivista Marittima, Arte Navale e Boat International. Residente a Istanbul dal 2008, lavora come consulente per conto del museo Rahmi M. Koç ed è autore di vari libri di nautica pubblicati con Rizzoli , White Star e Marina Militare.

martedì 9 giugno 2015

Storia delle Crociate di Francesco Cognasso dal 2 luglio in libreria per Odoya



All’appello che nel 1095 Urbano II rivolse da Piacenza agli italiani e da Clermont ai francesi, risposero entusiasti principi, vassalli, scudieri e ribaldi. Salvare la cristianità dalla più barbara e fanatica ondata musulmana, riportare i cristiani d’Oriente alla fratellanza con i cristiani d’Occidente, ricreare un unico ovile sotto un unico pastore: questo era il programma bandito da Gregorio VII e in seguito dal suo successore Urbano II. La società europea si stava organizzando attorno a Roma papale, erede e continuatrice di Roma imperiale; un nome, Gerusalemme, rappresentava per tutti il simbolo del grande programma.
La liberazione del Santo Sepolcro significava la sintesi di tutta una fede, di una vita di dedizione e abnegazione. Nel corso dei decenni, con le loro passioni, gli egoismi e le cupidigie, papi e principi corruppero questi ideali di rinnovamento ma crearono la storia dell’Europa medievale e moderna. Le crociate, quindi, non furono soltanto un episodio di fanatismo sterile e di avidità grossolana, ma rappresentarono anche la realizzazione, spesso distorta, di alti pensieri, di nobili sentimenti vissuti non solo da aristocrazie feudali o sacerdotali, ma da popoli interi. Francesco Cognasso, uno dei maggiori storici italiani e dei massimi esperti del periodo, ha scritto su questo vasto argomento un’opera definitiva e insuperata, sulla base di una rigorosa documentazione e di una complessa indagine analitica, ricca di notazioni di estremo interesse per il lettore che osserva svolgersi sotto i propri occhi un grandioso, splendente affresco storico. Letteratura, arte ed economia in Europa portarono e portano l’impronta dei sacrifici fatti in nome di Gerusalemme, del Sepolcro di Cristo.

Francesco Cognasso (1886-1986) è stato uno dei maggiori storici italiani. Professore di Storia medievale presso l’Università di Torino, preside della facoltà di Magistero di Torino dove insegnava Storia moderna. Dichiarato professore emerito. Tra il 1930 e il 1934 direttore della Rivista storica italiana, presidente della Deputazione Subalpina di Storia Patria, direttore del Bollettino storico-bibliografico subalpino e consigliere del Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo. Socio dell’Accademia delle Scienze di Torino, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, presidente della Mostra storica organizzata in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia, nel 1961. La città di Torino gli ha intitolato una biblioteca civica.