venerdì 2 settembre 2016

Mutanti si nasce e io modestamente… lo nacqui! Intervento di Andrea Lomoro*



Così avrebbe esordito Totò se avesse saputo che in qualche modo la sua comicità, superando ogni confine e tempo, lo avrebbe reso immortale. Però qui, nonostante il bene che vogliamo tutti al grande attore, non posso riconoscergli poteri da supereroe o da divinità panteistica. In questa sede voglio parlare di esseri umani con doni particolari. E subito la mente, almeno a me, va al cinema, perché se proprio vogliamo essere pignoli, direi che sto proprio parlando di qualcosa che nasce dal cinema, anzi, forse per meglio dire, dal fumetto, anzi… ”Riesco a fare cose che altri non possono nemmeno immaginare”. Sembra l’incipit di un romanzo dove qualcuno soffre per la capacità di poter fare cose che non sono così semplici per altri e che spesso nemmeno sa di poterle fare quando vuole.  Quanti libri abbiamo letto o quanti film abbiamo visto con persone dotate di capacità diverse, diverse dalla normalità alla quale siamo abituati.  Praticamente un dis/abile. E sì … perché chiunque non sia normalmente abile, per la letteratura, è per la nostra società un diversamente abile.  Ma la saggezza popolare, grande fonte di filosofia spicciola, ma assolutamente indispensabile per la vita di ogni giorno, ci insegna che la diversità è un’opportunità da cogliere, una conoscenza in più da approfondire.  Come possono quindi due concetti tanto distanti, coesistere formando un pensiero semplice, ma allo stesso tempo utile? Una discrasia umana che oggi voglio cercare di sistemare. Andiamo al dunque e cerchiamo la sua risposta nella parola: EVOLUZIONE!  Per evolversi bisogna mutare, ed è una condizione più frequente di quanto possiamo solo immaginare: da bambini, infatti diventiamo adolescenti e poi adulti, mutando nel corpo e nella mente; muta il carattere nel tempo, forgiato da particolari sferzate della vita, muta la capigliatura e la pelle del volto per motivi interni o esterni al corpo, muta il colore della pelle in relazione a dove viviamo per proteggere il corpo nella sua interezza e solo se questa mutazione non è in perfetto equilibrio, la sua disarmonia diventa per la nostra civiltà, disabilità.  Siamo così abituati a un tale meccanismo che non ci si sofferma più su quanto siamo mutanti noi stessi, almeno in una semplicistica versione macroscopica.  L’uomo nel corso dei secoli, infatti, continua a evolversi oltre il semplice passaggio del singolo individuo e lo fa come specie, per meglio aderire alle necessità del luogo e del tempo. L’evoluzione/mutazione della quale siamo più disposti a parlare, infatti, è quella visiva, quella che vede l’uomo, scientificamente parlando, scendere dall’albero e mettersi su due zampe, perdere i peli e la coda per poi compiere altri significativi passi in avanti. Come se andare avanti per l’evoluzione umana fosse mettersi semplicemente su due zampe, come se la mutazione fosse arrivata, per qualche motivo astruso, al suo capolinea.  Proviamo invece ad andare oltre e chiediamoci cosa altro potrebbe succedere alla razza umana se si spingesse ancora in avanti. Cosa altro potrebbe modificarsi. Perché la domanda da porsi è: fino a dove e cosa riusciamo a vedere delle mutazioni, oltre ai macro movimenti fisico-estetici dell’uomo, estesi nel tempo? C’è molto altro, a mio modesto avviso, di così grande, ma di così altrettanto piccolo che non possiamo vedere e che non possiamo analizzare, forse, ma che esiste e che nella sua individualità soffre, probabilmente, da qualche parte del globo, per il solo motivo che non sa perché riesce a fare cose che altri non possono nemmeno immaginare.  Forse l’anima di tutto quello che dobbiamo fare si racchiude proprio in una bellissima frase di un fumetto molto famoso: ”da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Io sono pronto! E voi?

*( Andrea Lomoro è coach in comunicazione e collaboratore dell’Ufficio Stampa della Libera Università di Studi Esoterici “Achille d’Angelo – Giacomo Catinella” di Lecce)

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