Ascesa e caduta dei servizi segreti più potenti del mondo. Il
premio Pulitzer Tim Weiner ha recuperato per primo dagli archivi migliaia di
documenti, spesso appena declassificati, e intervistato centinaia di
protagonisti. Oggi demolisce il mito dei servizi segreti americani mettendone a
nudo corruzione, brutalità e inefficienza, in una ricostruzione ricca di
particolari inquietanti, che getta nuova luce sul nostro recente passato, e sul
lato oscuro della politica estera degli Stati Uniti. "Una necessità sgradevole
ma vitale": così nel 1960,
in piena Guerra fredda, il presidente Eisenhower definì
l'attività di spionaggio. In quell'epoca, la sigla già aveva già i contorni del
mito. Eroi intrepidi che sventavano complotti internazionali, ma anche sicari
senza scrupoli responsabili di rapimenti, torture e massacri. L'agenzia di
spionaggio americana esisteva già dal 1947 e il suo primo successo era stato
proprio in Italia: aver "salvato" il Paese dal comunismo alle
elezioni del 1948. Ma molti furono in seguito gli insuccessi: dall'impiego di
ex gerarchi nazisti come "combattenti per la libertà" al disastroso
tentativo di assassinare Fidel Castro, dalle fallimentari infiltrazioni in
Manciuria durante la guerra di Corea alle operazioni in Iraq. A caccia delle verità
nascoste nei sessant'anni di storia della CIA, il premio Pulitzer Tim Weiner ha
recuperato dagli archivi migliaia di documenti, spesso appena declassificati, e
intervistato centinaia di protagonisti.
Tim Weiner, giornalista del “New York Times” e un paio di
Pulitzer alle spalle, si è occupato della Cia per vent’anni e ha sempre
sostenuto, in maniera appassionata, questa tesi.
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